sabato 30 marzo 2013

No irish, no blacks, no dogs, di Johnny Rotten (1993)



Quando si scrive di punk attitude, bisogna sapere che purtroppo oggigiorno ci si limita molto nel praticarla, consapevoli – probabilmente - del problema di definire esattamente il concetto. Si sa però da dove nasce, almeno in parte: ovvero dai Sex Pistols, per il loro approccio minimale ma allo stesso tempo urtante nel modulare gli stilemi pop, e dal loro influsso che hanno avuto sul rock e sul metal successivo, e quello che colpisce, al di là della fascinazione che si può avere per la mitologia dei singoli personaggi, era l'idea che sé: quattro individui  che si uniscono in una sala prove e che allo stesso tempo danno il la a un gruppo di successo e a una moda giovanile. A tutt'oggi, parte della storia non è stata ancora chiarita, certi passaggi rimangono nell'ombra, come sempre in storie di questo tipo, e le voci dei protagonisti spesso sono troppo frammentarie ed egotiche per darne una testimonianza veramente oggettiva. Ma la curiosità rimane, almeno, a me è rimasta, e per cui dopo i vari Great Rock'n Roll Swindle, a mio parere deludente, e The Filth and the Fury, molto più interessante, e un libretto di molto puntuale e preciso, ho deciso di buttarmi nella lettura dell'autobiografia del leader dei Sex Pistols Johnny Lydon in arte Rotten, senza sapere bene cosa aspettarmi, un paio di interviste che avevo visto in precedenza non mi avevano detto molto del personaggio. Per cui partiamo con l'autobiografia.

No irish, no blacks, no dogs ne funge da titolo, e questo già la dice lunga su come si presenta il volume. Ventitré segmenti – non capitoli – la maggior parte dei quali affidati alla voce del protagonista, altri dove comprimari più o meno di lusso partecipano per dire la loro, come fanno tra l'altro in citazione nel testo. Come al solito per lavori di questo genere si parla: dell'infanzia e dell'adolescenza del protagonista, del suo incontro con la musica, la descrizione del sottobosco underground, dei giorni del successo e infine della situazione odierna. C'è un tentativo, meno riuscito di altri esempi di questo genere, di creare una forma ad anello tipicamente narrativa, con un inizio in medias res, anche se medias res qui significa il 15 gennaio 1978...

Che dire? Diciamo che il libro è un po' altalenante, ci sono dei momenti di grande coinvolgimento e momenti di stanca che si susseguono ininterrottamente, e in più lo stile generale, caotico, disordinato, non aiuta a tenere alta la concentrazione. In qualche modo l'impressione è che John Lydon avesse un sacco di cose da dire, sapesse come dirle  ma volesse a tutti i costi dare un taglio punk – e cos'altro? - al libro, e allo stesso tempo ci tenesse a spiegare la sua ideologia di fondo, fatta di tanta, tantissima individualità che a suo modo di vedere è stata distorta o non capita da quanti hanno cercato di parlare del punk in seguito – finendo per dire però più o meno lo stesse cose di questi.

I punti positivi del libro sono sicuramente la ricostruzione storica del brodo di cultura da dove sono nati i Pistols e il movimento punk, e il tentativo di dare conto della genesi del suono della band, ma come al solito Lydon è reticente, anche se meno di altri, nel scendere davvero nei particolari in questo, e onestamente stufa questa attitudine degli artisti di non sapersi spiegare e di non saper spiegare da dove esca un certo sound e certe idee. Poi ammettiamolo, un po' di ipocrisia c'è, nel senso che questa dialettica tra voler essere provocatorio ma alla fine trovarsi bene nei panni della persona di successo non sempre può essere ricomposta a dovere.

In fondo il vero successo è essere parte di un movimento, per così dire, essere lì, più che non tornare su un palco anni dopo per il Filthy Lucre Tour... o andare in televisione in qualche reality, o quello che è. Insomma, si potrebbe quasi dire che l'unica forza che veramente potrebbe opporsi al potere, e alla sua capacità di assorbire anche elementi potenzialmente pericolosi usandoli come strumenti di marketing, sarebbe proprio considerare il successo individuale come un second best, e il rimanere anonimi dentro un movimento il vero successo. Ma qui vado fuori tema... o forse no?

In realtà forse no, perché è Lydon che parla tantissimo di individualità come termine infinito-positivo, anche contro il rock stesso.

Invece è notevole quando si leggono passaggi in cui Lydon spiega che se le sessioni di registrazione di Never mind the bollocks fossero andate come voleva lui l’album sarebbe stato inascoltabile, perché non avrebbe ricordato niente all’ascoltatore medio, e che soltanto in seguito ha imparato che non si può andare completamente "nello spazio", parole sue, e che bisogna per forza trovare un compromesso. Si può interpretare in vari modi queste parole, ma forse è il caso di dire questo: che qui Johnny Rotten, purtroppo, si sbaglia. Il problema infatti non è andare o no “nello spazio”: mai sottovalutare la propensione della gente a usare i loro ascolti, o letture, o film, per costruirsi un'immagine invece che per intrattenimento, anche se non puro. Non si spiegherebbero i successi, per quanto di nicchia, di “musicisti”, i nomi li conoscete, che non riescono a mettere insieme una melodia nemmeno dopo dieci giri di joint, ma che fanno tanto intellettual – decadent – postmodernist – shit se uno li ascolta. Il discrimine infatti è da situarsi altrove: andare completamente nello spazio è molto più facile che non ancorarsi a dei punti di riferimento.

Che dire? Da leggere per documentazione su quanto accadde in quegli anni a Londra, e sui Sex Pistols, ma da un punto di vista strettamente narrativo lascia un po' a desiderare, non attira come dovrebbe e arrivati a un certo punto, più o meno a metà del libro, viene voglia di lasciar perdere o al massimo di leggere un po' a spizzichi e bocconi...Tuttavia appeal questo libro ne ha, e sta in gran parte negli spunti di riflessione che offre, che sono tanti e tutti di notevole spessore. Per cui..



domenica 24 marzo 2013

Hoodlum e il lato oscuro e altri racconti

Dopo alcuni ritardi, è con grandissima soddisfazione che io, il mio autore e la sua editor - gratitudine somma a entrambi - possiamo annunciare che Hoodlum e il lato oscuro e altre storie, il primo volume della collana Hoodlum: Rock'n Investigation è finalmente disponibile per il download su Amazon, all'indirizzo http://www.amazon.it/Hoodlum-oscuro-altri-racconti-ebook/dp/B00BZY9IYY/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1364115562&sr=1-1

Questa raccolta contiene le mie tre prime avventure, che mi vedono invischiato in tre indagini nella scena rock, da quella della mia città a quella internazionale. Segreti che coinvolgono personaggi molto in alto nella scala sociale, probabili serial killer, gang di motociclisti tedeschi, tutto questo e molto altro ancora dovrò affrontare, tra una chitarra e una cicca, per avvicinarsi alla verità.

Bene, credo di aver detto più o meno tutto, intanto buona lettura!  

domenica 17 marzo 2013

Mondi fittizi

Qualche tempo fa, parlando con un sedicente editor di una casa editrice specializzato, si badi, in fantasy, questi iniziò a farsi beffe delle persone che negli anni avevano mandato i loro manoscritti elencando una lista di errori in cui si era imbattuto. Uno dei migliori, secondo lui, era il fatto che un autore avesse mandato all’attacco di un accampamento indiano un gruppo di vichinghi facendo loro utilizzare delle armi automatiche. Seguito a breve distanza da degli orchetti che ascoltano una radio, in un altro romanzo.
Tempo dopo, mi è capitato di parlare con dei fanatici del beta reading, che criticavano una persona perché secondo loro non in grado di mettere gli accenti giusti in un testo. E allora giù a dire che questa persona non dovrebbe scrivere…
Cosa hanno in comune questi e altri episodi analoghi? Il fatto che qualcuno sia salito in cattedra e si è messo a giudicare un testo letterario, sentendosi tanto preparato, quando invece non ha espresso nessuna critica che andasse a toccare degli argomenti narratologici. In pratica, per quanto ne sappiamo, chi aveva messo in mano degli M-16 a dei vichinghi medioevali in realtà aveva scritto un ottimo romanzo fantasy, d’azione e ben costruito, solo che non era un esperto in armi d’epoca. E allo stesso modo, la non conoscitrice dell’accento acuto magari aveva scritto un racconto pieno di pathos e di tecnica narrativa… e i critici di cui sopra, attenti all’accento ma digiuni di narratologia, non se sono manco accorti.
Perché, parliamoci chiaro: se uno è uno scrittore, non è tenuto a essere né uno storico, né uno scienziato. A ben pensarci, non è tenuto nemmeno a padroneggiare la sua lingua, a patto che sappia narrare. Senza contare che la forma dell'espressione di un testo dovrebbe avere un significato a sé stante, quindi forse c’è un motivo se gli accenti erano sbagliati... ma quello che conta è che, purtroppo, c’è troppa gente che crede di poter giudicare il testo senza tener conto dei meccanismi narrativi. Ancora peggio, senza tener conto delle emozioni che un testo, magari imperfetto, riesce a trasmettere.
In ogni caso, tutto questo mi serve per partire con un altro genere di ragionamento. Io credo che il testo letterario sia molto più isolato, nella sua essenza, di quanto generalmente si creda. Insomma, se io scrivo una storia ambientata nella mia città, e cerco con questo di farne un apologo, una descrizione sarcastica di essa, allora tanto vale che io scriva un pamphlet. In alternativa, posso utilizzare delle storie vere – o verosimili, anche se non sappiamo bene cosa possa essere verosimile e cosa no, quanto meno non con sicurezza e non per tutti – e dei personaggi presi dal mondo reale – al massimo cambiandone il nome per proteggere gli innocenti – e devo far fare loro delle cose che hanno fatto realmente. Se però io introduco un personaggio fittizio, prendo una deviazione verso il mondo delle storie inventate… e improvvisamente il mondo che voleva essere reale non è più tale. Perché nella città che io voglio rappresentare come reale è entrato un elemento di irrealtà, un elemento che andrà a modificare tutto il resto della struttura, che a quel punto non è più reale. Quindi anche le pretese di scrittura come apertura nella realtà, e il desiderio di concretezza, vengono meno. Vengono meno anche le pretese di essere degli esperti di ciò che si sta scrivendo, per il semplice motivo che sto scrivendo qualcosa che conosco solo io, quindi come potrei non esserne esperto? E a quel punto anche dei vichinghi armati di M-16 nel Medioevo potrebbero avere il loro senso. Perché tutto quello che rimane solo le regole di coerenza interna. Non hanno più senso, invece, consigli come: non ambientate le vostre storie negli Stati Uniti, se non li conoscete. Come potrei non conoscerli? Sono lo sfondo della mia storia…
Ma c’è un’altra conseguenza molto importante, che ha a che fare con la costruzione – e l’eloquio – dei personaggi. Sarà un mio gusto personale, ma a me non piace molto l’idea di mettere in scena dei personaggi che, a causa della loro educazione, un realista farebbe parlare in modo dimesso e con un’enciclopedia molto scarsa. A parte che è un punto di vista schifosamente snob, secondo me limita molto le potenzialità dei dialoghi. Allo stesso modo, non ho molta simpatia per le incursioni in un dialogo di battute in lingua straniera, o comunque solo in episodi particolari.
Ma su questo ritorneremo...

sabato 16 marzo 2013

The three stages of corruption

Stage one: Business

Scena 1
Personaggi: bionda donna d'affari; giovane rampante
Interno: ufficio

In un ufficio molto lussuoso, una bellissima bionda sui quaranta, vestita e truccata in modo vistoso ma elegante è seduta dietro una enorme scrivania in teak. In questo preciso momento sta parlando con un tipo decisamente più giovane, dall’aria tipica del manager rampante. Stanno parlando di questioni di lavoro, e hanno una notevole quantità di fogli di carta con testi e diagrammi sulla scrivania. Il rapporto fra loro sembra abbastanza professionale, ma anche rilassato, in quanto la loro attività sta andando molto bene: i loro affari esteri stanno anzi persino prosperando.
Giovane rampante (tono sicuro e pacato, quasi spocchioso):
Ad esempio il carico codificato A5973 ha portato nelle nostre tasche un guadagno di 1000 euro per ogni singolo elemento. E i nostri clienti ne hanno lodato la crescente qualità, anche se gli abbiamo addebitato il trasporto.”
Bionda donna d'affari (compiaciuta ma asciutta):
Faceva parte dell’affare”
Giovane rampante (sempre con lo stesso tono, come se non ci fosse stata nessuna interruzione):
Mentre il carico B4772 ha alzato la barra del guadagno per questo tipo di commercio a una cifra del tutto inedita: un fantastico 1600 per ogni singola voce.”
Bionda donna d'affari (con un tono di voce improvvisamente glaciale)
Ma ora c'è il problema del cargo del carico C6003.”
All'improvviso, tutta l'atmosfera dello studio si trasforma, è come se calasse una nebbia sinistra per il giovane, e lui lo percepisce chiaramente, si vede dal suo body language.
Giovane rampante (cercando di mantenere l'aria di sicurezza, ma con delle crepe nell'immagine che stanno cominciando ad apparire):
"Cosa c'è di sbagliato in quel container? Ho controllato personalmente... "
Bionda donna d'affari (sempre glaciale, guardandolo dritto negli occhi come se volesse trafiggerlo)
"Questa è un'affermazione non corretta, e tu lo sai: ti sei limitato a mandare i tuoi tirapiedi. Risultato: una parte del carico si è danneggiata, o meglio, deperita, durante il trasporto.”
Giovane rampante (intimorito visibilmente ormai)
"Ma mi hanno assicurato ..."
Bionda donna d'affari (sbottando con rabbia controllata ma ardente):
"Non me ne frega un cazzo di quello che hanno detto a te, e togliti dalla testa di doverti occupare solo unicamente delle carte burocratiche, stupido scribacchino. La prossima volta controllerai il cargo personalmente, o ti farò personalmente strisciare sulle ginocchia su un ettaro pieno di vetri rotti attaccato al cavo rimorchio del mio nuovo suv, è chiaro?”
La bionda fa una pausa totalmente terroristica, assicurandosi che il messaggio arrivi a segno.
Bionda donna d'affari (con un tono di voce meno tagliente):
E ti ricordi, vero, che questa volta vi è una particolare consegna personale da fare?"
Il ragionierino ripulito, visibilmente scosso, dà un cenno d’assenso con il capo, e si alza in piedi, come la bionda ha fatto un attimo prima.
Marciano insieme fuori dall’ufficio, e prendono un ascensore.

Scena 2
Personaggi: bionda donna d'affari; giovane rampante
Interno: ascensore
Durante la discesa verso il basso, il manager rampante cerca di illuminare l'atmosfera con uno stupido scherzo:
Giovane rampante (affettando sicurezza ma ancora tremante):
Beh, comunque meno male che non dobbiamo farci carico del conto dell’IVA. Sono prodotti esenti, no?”
La bionda si limita a guardarlo con un’aria gelida, e lui desiste.
Escono dall’ascensore, percorrono pochi passi e si trovano tutto d’un colpo in un via scura e sporca di un ghetto cittadino, con un camion in arrivo.

Scena 3
Personaggi: bionda donna d'affari; giovane rampante; autista
Interno: vicolo buio

Lui parla con il camionista e gli chiede:
"Quanti di loro sono arrivati vivi questa volta?”
Tutti, capo.”
Molto bene. Ma tutti dalla stessa regione? Lo sai che nelle squadre di lavoro devono parlare tutti la stessa lingua…” 

Stage two: Family

Scena 1
Personaggi: padre, madre, figlia diciasettenne, zia, poliziotto
Interno: cucina casa Bianconi

Siamo nell'accogliente e calda cucina di casa bianconi. L'interno è lussuoso, con un ampio tavolo da cucina al centro della stanza. Tutt'intorno i vari mobili e gli elettrodomestici a incasso. Al capotavola opposto alla porta siede scomposta la diciasettenne secondogenita di famiglia, vestiti moderatamente da ribelle, una ciocca di capelli tinta di rosa, con un bicchiere mezzo pieno di succo di frutta davanti a lei. Lo stringe nervosamente con la mano sinistra, ha l'aria colpevole e annoiata allo stesso tempo, di chi è appena tornato da scuola avendo avuto una ramanzina dal preside e sa che è solo l'inizio.

Dall'altra parte della tavola la madre sta spadellando, con la solita fretta nervosa, e allo stesso tempo continua a vociferare all'indirizzo della figlia. Ha l'aria isterica e indignata. Il padre sta invece seduto all'altro capo della tavola, con il giornale spianato davanti fumando un sigaro. Non guarda la figlia e scuote solo la testa. Mentre la madre continua imperterrita a fare quello che sta facendo l'uomo, esordisce:

Padre (in un modo teso ma controllato):
Eh, signorina, stavolta sei proprio nei guai... è inutile che voi adolescenti vi professiate tanto affidabili e autonomi... il primo compito importante che la tua famiglia ti affida e tu lo fallisci in pieno e ci ritorni in questo stato... Ora tu ci dovrai spiegare, signorina, cosa ci poteva essere di difficile in quello che ti abbiamo chiesto di fare.”

La ragazzina continua a guardare nel vuoto come se non sentisse, è evidente che non è nuova a questo tipo di reprimende e non è molto preoccupata, più che altro annoiata. e comunque, anche se volesse rispondere non potrebbe farlo perché la madre entra nella discussione di colpo,

Madre (con voce alta e isterica):
Ma cosa vuoi che me ne freghi delle sue spiegazioni! Ma ti rendi conto che figura ha fatto fare alla nostra famiglia?”

Poi, rivolgendosi alla figlia, che le punta gli occhi irati da sotto in su con fare di sfida:

Tua zia non poteva credere alle sue orecchie. Ha lasciato di corsa l'ufficio e sta venendo qui per vedere come fare a toglierti da quest'impiccio.”

Lo sguardo della ragazzina perde per un attimo la sua forza per mostrare brevemente paura, ma è solo un attimo e ritorna sfrontato quanto prima.
Si sente la zia sbattere la porta ed entrare di forza nella cucina. i tre adulti si guardano e la bionda donna in carriera chiede:

Zia (con aria si chi è abituato a risolvere problemi):
Allora, quanto grave è la situazione?”

Senza cambiare espressione, la ragazzina solleva il braccio che aveva tenuto per tutto il tempo nascosto dietro al suo corpo, e si vede che il suo polso destro è costretto dal bracciale di metallo di un paio di manette, e all'altro capo c'è il polso e una mano che appartengono al corpo senza vita di un poliziotto steso sul pavimento. La mano della ragazzina è ricoperta di un sottile velo di sangue.

Ragazzina (calmo ma irritato, fino quasi a diventare accusatorio):
Zia, al luogo della consegna del pacco si sono presentati due poliziotti di ronda che mi hanno arrestata e quel fesso del tuo scagnozzo con gli stivali da motociclista ha fatto di tutto per attirare l'attenzione, e poi se l'è data lasciandomi da sola. Cos'altro potevo fare? Se mi portavano in centrale la situazione sarebbe stata davvero grave, non pensi? Almeno così non ci sono testimoni. Non è proprio il motto di famiglia: niente testimoni?”

Stage three: Church

Scena 1
Esterno, giorno
Personaggi: Padre Evaristo; Beghina

Padre Evaristo sta lentamente coprendo, nel cortile interno, la breve distanza dall'uscita della sua chiesa all'entrata della canonica tallonato dalla solita beghina che per una volta ha una questione seria su cui chiedere lumi al buon padre.
Beghina (con un'aria contrita):
Ma padre, perché rifiutare a Ernesto, il suo vecchio cappellano, il pasto della domenica che offriamo sempre alla mensa dei poveri ?”
Padre Evaristo (severo ma giusto):
Nel tuo cuore, figliola, lo sai. Ernesto si è allontanato dalla vera fede dall'aiuto della comunità preferendo le vie del peccato. La morte della moglie lo ha turbato a tal punto che nella bottiglia ha trovato un nuovo dio. Finché non rifiuterà questo idolo illusorio, non parteciperà della nostra mensa di veri cristiani.”
Beghina (con voce tremante):
Ma quindi padre...”
Padre Evaristo (con voce dura):
Non vedi tu stessa la conclusione ineluttabile? Cancella quel peccatore dai nostri pensieri, non vederlo più, non cercarlo più. E ora lasciami andare. E prega per te e per lui.”
Senza darlo a vedere, padre Evaristo lancia un'occhiata furtiva al suo Rolex. Al di sotto della sua maschera ieratica, non riesce a nascondere una certa trepidazione. Eppure la beghina continua a insistere.
Beghina:
Ma padre, io ho sempre pensato che la carità cristiana debba essere data a chi ne ha più bisogno. Chi più di lui avrebbe bisogno di aiuto e comprensione?”
Padre Evaristo:
Ma certo, mia cara figliola. Ma non possiamo certo accettare un peccatore in suolo consacrato. Neanche per un pranzo.”
Beghina:
Ma che cosa mai potrebbe fare di male un pranzo? Magari potrebbe essere la volta buona che lo convinco. Quanto meno a smettere di bere.”
Un'altra occhiata nervosa al Rolex.
Per lui non c'è speranza. Rifletti e prega.”

Scena 2:
Interno giorno, all'interno della canonica
Personaggi: Padre Evaristo

Entra in canonica sbattendo la porta.
Percorre in fretta il corridoio giusto in tempo per sentire il campanello dell'ingresso esterno suonare. A metà si ferma per aprire con una grossa chiave legata a catena una porta che dà su una scala buia che porta nel sottosuolo, lascia la porta spalancata e va all'ingresso principale.
A quel punto si affretta ad aprire. Sembra di essere in un altro mondo, là dentro un ambiente quasi da priorato di provincia, là fuori una tetra e minacciosa metropoli. Nel vicolo c'è un camion.

Scena 3:
Esterno giorno, in una via cittadina sporca e minacciosa
Personaggi: Padre Evaristo, giovane rampante, bambino
Padre Evaristo (mormorando tra sé e sé)
Il carico è arrivato...”

A quel punto, dal camion scende il giovane affarista rampante. Sta conducendo per mano un bambino sui cinque anni di età. La consegna speciale di cui si era parlato.

Black Uniform

Dovrebbe venire con noi,” disse uno dei due agenti, due donne del tutto anonime in uniforme nera, armate di pistole di grosso calibro.
Boris sbattè le palpebre un paio di volte.
Potreste dirmi di che cosa si tratta?”, chiese, cercando di conferire alla sua voce un tono ragionevole e deciso allo stesso tempo.
Preferiamo non parlare a questo stadio del procedimento,” gli fu risposto in tono freddo e meccanico. Del resto, non avrebbe nemmeno saputo dire chi delle due avesse parlato, tanto erano simili nel modo di muoversi se non nell’aspetto fisico.
Boris continuò a camminare, cercando suo malgrado un pretesto per poter continuare a parlare, per ottenere delle informazioni che in seguito avrebbero potuto essergli utili, ma la sua mente non riusciva a concentrarsi su niente. Una parte di lui voleva che l’intero procedimento venisse accelerato il più possibile, in modo che anche quell’incubo finisse il più presto possibile.

Boris venne condotto, dopo un breve viaggio in un furgone nero, al’interno di una centrale di polizia, una sede periferica. Dopo qualche minuto si ritrovo nella classica stanza degli interrogatori.
Boris iniziò a parlare per primo:
Sentite, io non so di che cosa si tratta, ma io…”
La prima donna lo interruppe con voce energica ma stranamente incolore:
La risposta arrivò rapida come un treno espresso. E altrettanto schiacciante.
Signor Holtz, lei è colpevole di associazione a delinquere.”
Associazione a delinquere…”
Con l’aggravante della finalità di terrorismo.”
Ma questo è impossibile… non potete accusarmi proprio di questo… io sono contro queste genere di cose!” urlò Boris.
Le due donne si guardarono, si alzarono in piedi e Boris si ritrasse. Però si limitarono a uscire. Prima però, una di loro mise davanti a lui un bicchier d’acqua e una pastiglia bianca.
E questo che cazzo vuol dire?”
È l’unico modo che ha per procurarsi una via d’uscita onorevole.”
Le consiglio di usarla.”

Lo avevano lasciato seduto in quella stanza gelida per una buona mezz’ora, le braccia ritorte dietro la schiena e i polsi legati con delle manette d’acciaio. Boris aveva dovuto lasciare che la sua mente vagasse per conto suo in quello che sembrava un mare di nebbia popolato da figure deformi. Soltanto verso la fine aveva deciso che fino a quel punto era stato troppo passivo, che doveva assolutamente reagire, far valere i propri diritti, urlare la sua innocenza. In fondo, la vera cosa orribile di quell’incubo era proprio che fino a quel punto loro, quei mostri vestiti di nero armati fino ai denti, non si erano mostrati per niente ostili, a parte un paio di occasioni: era stato lui a non essere in grado di reagire, come se fosse completamente alla loro mercé. Ma d’ora in avanti…

Bene, signor Holz. Nel frattempo, ci siamo accorti che lei ha una multa inevasa per essere stato sorpreso con un faro rotto della sua macchina.”
Questo non è vero.”
La sua auto è una Opel Astra?”
Un’Opel Astra targata FG567HH?”
Sì, ma…”
La targa corrisponde. E visto che lei non ha pagato la multa entro il tempo prescritto, lei potrebbe essere sottoposto a un processo penale.”
Risultato: da uno a tre anni di reclusione più il doppio della multa.”
Da uno a tre anni di galera per un faro rotto?”
Quindi ammette che lei è stato sorpreso con un faro rotto.” Ancora quel tono incolore, odioso.
No, io…”
E comunque è la pena prevista dal Nuovo Codice Unificato, art. 789.”
Sarebbe suo dovere conoscere le leggi del suo Stato.”
Ma io conosco benissimo il Nuovo Codice Unificato. E questa vostra affermazione non è altro che un’interpretazione del tutto forzata…”
Ma pur sempre possibile,” mormorò una delle due donne.
Signor Holz: lei deve solo darci i nomi dei suoi capi.”
E potrà tornarsene a casa stasera stessa.”
Io non so niente. E voi non avete niente, assolutamente niente contro di me. Se non volete fare una figura di merda, sarà meglio che mi lasciate andare subito. Perché io sono innocente.”
È suo diritto affermarlo.”
È nostro dovere trovare altri riscontri.”

Lo lasciarono lì seduto per due ore, le braccia ritorte dietro la schiena e i polsi legati con delle manette d’acciaio.
Le due donne poliziotto rientrarono. Si sedettero e posarono sul tavolo una pistola e del materiale di propaganda.
Questi oggetti sono usciti durante la perquisizione di casa sua.”
Cosa ha da dirci, signor Holz?”
Che cosa ho da dirvi? Che è una sporca, una lercia bugia! Non c’è mai stato questo materiale a casa mia! Mai!”
Signor Holz, noi abbiamo effettuato la perquisizione.”
E abbiamo trovato questo materiale. Questa è la verità.”
Del resto, siamo noi che decidiamo che cos’è la verità.”
Voi avete messo apposta questo materiale per incriminarmi! Esattamente come quella cazzata del faro rotto!”
Le consigliamo di evitare di lanciare queste accuse.”
Sta soltanto peggiorando la sua posizione.”
Art. 900 del Nuovo Codice Unificato.”
Offesa a pubblico ufficiale: da cinque a dieci anni di reclusione.”
Holz annuì. Quella non era un’interpretazione: era la legge.
Sentite, facciamo una cosa: c’è una persona che può testimoniare che io ho sempre parlato contro eversori e terroristi. E che mi sono sempre comportato di conseguenza.”
Bene, signor Holz. Le verremo incontro.”
Parleremo con questa persona.”
Intanto però, ci pensi a quell’opzione. Insieme a questa.” Gli gettò il foglio che era andata scrivendo.
Che cos’è?”
Cosa crede che sia? La sua confessione.”
Ma io non ho fatto niente di male…”
Non ha fatto niente di male neanche quando ci ha accusa di voler inquinare le indagini?”

Lo lasciarono lì seduto per due ore, le braccia ritorte dietro la schiena e i polsi legati con delle manette d’acciaio.
Lei ci ha fatto solo perdere tempo.”
Il suo amico è scomparso.”
Scomparso? Scomparso? Ma voi state scherzando…”
Le sembra che stiamo scherzando.”
Voi avete fatto sparire il mio amico! Ma perché? Volete mettervi in quella testa di cazzo che io sono innocente?”
Se anche lo era, adesso non lo è più, signor Holz.”
Art. 900 del Nuovo Codice Unificato, ricorda?”
Offesa a pubblico ufficiale: da cinque a dieci anni di reclusione.”

Va bene, va bene, avete vinto, d’accordo? Mi ritiro! Mi ritiro!”
Congratulazioni, signor Holz, ha resistito parecchio.”
E ha anche guadagnato una discreta somma, non è vero?”

Più tardi, mentre lo accompagnavano fuori dalla centrale, in realtà una palazzina in periferia del tutto anodina, le due poliziotte avevano voglia di parlare. Erano evidentemente contente di aver spezzato le difese di Holz,
Davvero, dobbiamo scusarci, signor Holz, abbiamo sbagliato a mettere quella storia della pastiglia in campo… non era previsto. Era comunque una semplice caramella, ovviamente.”
Non c’è problema.”
Nondimeno, i nostri esperti hanno trovato molto utile questa esercitazione. Dopo un’adeguata elaborazione dei dati raccolti, la nostra efficienza nell’individuare i fiancheggiatori di questi terroristi crescerà ancora.”
Ne sono lieto.”
domanda
Holz passò davanti alla sua auto, che non aveva mai avuto un faro rotto. Entrò a casa sua, che era esattamente identica a come l’aveva lasciata. Si sentì un po’ strano, ma sollevò la cornetta e telefonò al suo amico. Riappese non appena sentì la sua voce.
Andò alla finestra.
Dalla tasca, estrasse la caramella che gli avevano consegnato. La osservò per qualche secondo, poi la buttò dalla finestra. Guarda il codice
Poi, si arrampicò sul davanzale e si gettò nel vuoto.


Dovrebbe venire con noi,” disse uno dei due agenti, due donne del tutto anonime in uniforme nera, armate di pistole di grosso calibro.
Boris sbattè le palpebre un paio di volte.
Potreste dirmi di che cosa si tratta?”, chiese, cercando di conferire alla sua voce un tono ragionevole e deciso allo stesso tempo.
Non siamo autorizzate a parlare in questo stadio del procedimento,” gli fu risposto da una in tono freddo e meccanico. Del resto, non avrebbe nemmeno saputo dire chi delle due avesse parlato, tanto erano simili nel modo di muoversi se non nell’aspetto fisico.
Boris continuò a camminare, cercando suo malgrado un pretesto per poter continuare a parlare, per ottenere delle informazioni che in seguito avrebbero potuto essergli utili, ma la sua mente non riusciva a concentrarsi su niente. Una parte di lui voleva che l’intero procedimento venisse accelerato il più possibile, in modo che anche quell’incubo finisse il più presto possibile.

Boris venne condotto, dopo un breve viaggio in un furgone nero, al’interno di una centrale di polizia, una sede periferica. Dopo qualche minuto si ritrovò nella classica stanza degli interrogatori.
Boris iniziò a parlare per primo:
Sentite, io non so di che cosa si tratta, ma io…”
La prima donna lo interruppe con voce energica ma stranamente incolore, e la risposta arrivò rapida come un treno espresso. E altrettanto schiacciante.
A - “Signor Holtz, lei è colpevole di associazione a delinquere.”
Associazione a delinquere…”
A - “Con l’aggravante della finalità di terrorismo.”
Ma questo è impossibile… non potete accusarmi proprio di questo… io sono contro queste genere di cose!” urlò Boris.
Le due donne si guardarono, si alzarono in piedi e Boris si ritrasse. Però si limitarono a uscire. Prima però, una di loro lasciò andare avanti l’altra e tornò sui suoi passi. Boris rimase immobile. Lei gli mise davanti a lui un bicchier d’acqua e una pastiglia bianca.
E questo che cazzo vuol dire?”
È l’unico modo che ha per procurarsi una via d’uscita onorevole.” Gli diede un’occhiata quasi consolatoria.
Le consiglio di usarla.”

Lo avevano lasciato seduto in quella stanza gelida per una buona mezz’ora, le braccia ritorte dietro la schiena e i polsi legati con delle manette d’acciaio. Boris aveva dovuto lasciare che la sua mente vagasse per conto suo in quello che sembrava un mare di nebbia popolato da figure deformi. Soltanto verso la fine aveva deciso che fino a quel punto era stato troppo passivo, che doveva assolutamente reagire, far valere i propri diritti, urlare la sua innocenza. In fondo, la vera cosa orribile di quell’incubo era proprio che fino a quel punto loro, quei mostri vestiti di nero armati fino ai denti, non si erano mostrati per niente ostili: era stato lui a non essere in grado di reagire, come se fosse completamente alla loro mercé. Ma d’ora in avanti…

A - “Bene, signor Holz. Nel frattempo, ci siamo accorti che lei ha una multa inevasa per essere stato sorpreso con un faro rotto della sua macchina.”
Questo non è vero.”
A - “La sua auto è una Opel Astra?”
B - “Un’Opel Astra targata FG567HH?”
Sì, ma controllate il mio account alla Motorizzazione, con la mia password, che è b6r5sh63z. E vedrete che la mia patente è ancora immacolata.”
A - “La targa corrisponde. È proprio lì che avevamo controllato. E sapevamo già anche la sua password.”
B- “Sappiamo tutte le password, che crede?”
A - “E visto che lei non ha pagato la multa entro il tempo prescritto, lei potrebbe essere sottoposto a un processo penale.”
B - “Risultato: da uno a tre anni di reclusione più il doppio della multa.”
Da uno a tre anni di galera per un faro rotto?”
A - “Quindi ammette che lei è stato sorpreso con un faro rotto.” Ancora quel tono incolore, odioso.
No, io…”
A - “E comunque è la pena prevista dal Nuovo Codice Unificato, art. 789. ”
B - “Sarebbe suo dovere conoscere le leggi del suo Stato.”
Ma io conosco benissimo il Nuovo Codice Unificato. E questa vostra affermazione non è altro che un’interpretazione del tutto forzata…”
B - “Ma pur sempre possibile,” mormorò una delle due donne.
A - “Signor Holz: lei deve solo darci i nomi dei suoi capi.”
B - “E potrà tornarsene a casa stasera stessa.”
Io non so niente. E voi non avete niente, assolutamente niente contro di me. Se non volete fare una figura di merda, sarà meglio che mi lasciate andare subito. Perché io sono innocente.”
B - “È suo diritto affermarlo.”
A - “È nostro dovere trovare altri riscontri.”

Lo lasciarono lì seduto per due ore, le braccia ritorte dietro la schiena e i polsi legati con delle manette d’acciaio.
Le due donne poliziotto rientrarono. Si sedettero e posarono sul tavolo una pistola e del materiale di propaganda.
B - “Questi oggetti sono usciti durante la perquisizione di casa sua.”
A - “Cosa ha da dirci, signor Holz?”
Che cosa ho da dirvi? Che è una sporca menzogna! Non c'è mai stato niente del genere a casa mia! Mai!”
B - “Signor Holz, abbiamo effettuato noi la perquisizione.”
A - “E abbiamo trovato questo materiale. Questa è la verità. E del resto, siamo noi che decidiamo che cos’è la verità.”
Voi avete messo apposta questo materiale per incriminarmi! Esattamente come quella cazzata del faro rotto!”
A- “Le consigliamo di evitare di lanciare queste accuse.”
B - “Sta soltanto peggiorando la sua posizione.”
A - “Art. 900 del Nuovo Codice Unificato: offesa a pubblico ufficiale, da cinque a dieci anni di reclusione.”
Holz annuì, poi scosse la testa. Quella non era un’interpretazione: era la legge.
Sentite, facciamo una cosa: c’è una persona che può testimoniare che io ho sempre parlato contro eversori e terroristi. E che mi sono sempre comportato di conseguenza.”
B - “Bene, signor Holz. Le verremo incontro, parleremo con questa persona.”
A - “Intanto però, ci pensi a quell’opzione. Insieme a questa.” Gli gettò il foglio che era andata scrivendo.
Che cos’è?”
A - “Cosa crede che sia? La sua confessione.”
Ma io non ho fatto niente di male…”
A - “Non ha fatto niente di male neanche quando ci ha accusa di voler inquinare le indagini?”
(B - “E pensare che sarebbe così semplice uscirne... parli con noi e vedrà che una soluzione si trova. Se continua così invece...)

Lo lasciarono lì seduto per due ore, le braccia ritorte dietro la schiena e i polsi legati con delle manette d’acciaio.
A- “Lei ci ha fatto solo perdere tempo. Il suo amico è scomparso.”
Scomparso? Scomparso? Non può essere! Ma voi state scherzando…”
A - “Le sembra che stiamo scherzando?”
Voi avete fatto sparire il mio amico! Ma perché? Volete mettervi in quella testa di cazzo che io sono innocente?”
A -“Se anche lo era, adesso non lo è più, signor Holz.”
B - “Art. 900 del Nuovo Codice Unificato, ricorda?”
A - “Offesa a pubblico ufficiale: da cinque a dieci anni di reclusione.”

Va bene, va bene, avete vinto, d’accordo? Mi ritiro! Mi ritiro!”
A - “Congratulazioni, signor Holz, ha resistito parecchio.”
B - “E ha anche guadagnato una discreta somma, direi. Adesso sarà contento. Come si sente?”
Benissimo, solo una po' deluso, pensavo che ci avreste messo di più a verificare i miei orientamenti politici attraverso il mio amico, quando mi avete detto che è scomparso mi sono trovato con le spalle al muro.
A - “Beh, è questo che dobbiamo fare, no?”
B - “Anche la persona più innocente del mondo può essere incastrata, e dalle proprie stesse parole.”
Lo sapevo benissimo, era esattamente quello a cui mi ero preparato a resistere.”

Più tardi, mentre lo accompagnavano fuori dalla centrale, in realtà una palazzina in periferia del tutto anodina, le due poliziotte avevano voglia di parlare. Erano evidentemente contente di aver spezzato le difese di Holz.
Davvero, dobbiamo scusarci, signor Holz, abbiamo sbagliato a mettere quella storia della pastiglia in campo… non era previsto. Era comunque una semplice caramella, ovviamente.”
Non c’è problema.”
Nondimeno, i nostri esperti hanno trovato molto utile questa esercitazione. Dopo un’adeguata elaborazione dei dati raccolti, la nostra efficienza nell’individuare i fiancheggiatori di questi terroristi crescerà ancora.”
Ne sono lieto.”

Holz passò davanti alla sua auto, che non aveva mai avuto un faro rotto. Entrò a casa sua, che era esattamente identica a come l’aveva lasciata. Si sentì un po’ strano, ma sollevò la cornetta e telefonò al suo amico. Riappese non appena sentì la sua voce. Andò a prendere dal centro della sua biblioteca un volume in bella vista su un leggio.
Andò poi alla finestra.
Dalla tasca, estrasse la caramella che gli avevano consegnato. La osservò per qualche secondo, poi la buttò dalla finestra. A quel punto, buttò dalla finestra anche il volume del Nuovo Codice Unificato.
Poi, si arrampicò sul davanzale e si gettò nel vuoto.