martedì 17 settembre 2013

Veleno da bere, veleno da respirare [1]



"Non ne posso di più di vedere quella feccia che gironzola intorno come più le pare e piace."
"Però sono utili per gli affari."
"Quando ci avranno ucciso tutti gli affari non vi serviranno più a molto, non credi?"
Chi stava parlando era una pilota di cargo e un addetto al traffico aereo, in una base avanzata ma molto affollata delle Colonie, ed erano seduti in un angolo scuro, verso il fondo del locale in una tipica taverna spaziale, di quelle tanto comuni dalle Fasce di Van Allen alla Nebulosa del Granchio. Era già da un po’ che l’uomo stava provando a far ubriacare la pilota, per secondi quanto ovvi fini, ma lei era già al sesto boccale e non dava alcun segno di ubriachezza se non qualche tentennamento della testa e lo sguardo un pelo più languido.
Fino ad allora lei gli aveva parlato di quanto era stata trattata male dal governo del settore da cui proveniva, e che prima o poi si sarebbe vendicata e che per questo aveva deciso di fare la pilota di cargo e che sperava di entrare nell’aviazione militare, prima o poi, pur non avendo la cittadinanza… poi la loro conversazione si era spostata su uno degli argomenti tipici per quei luoghi e quella gente: gli affari con nuove razze aliene.
"Guardalo lì, con quel ridicolo vestito elegante e quel loro respiratore. I Lomniani… feccia sono e feccia rimangono."
"Senti, finora sono stati abbastanza innocui…"
"Innocui? Ma ti rendi conto che ognuno di loro, anche i bambini, ha il permesso legale di portarsi in giro un’arma da guerra chimica?"
"Tecnicamente non è proprio così. Il fatto è che la loro atmosfera d’origine è composta da cianuro, e quindi si portano in giro quella bomboletta per respirare. E grazie al loro metabolismo non è che devono respirare granché, comunque."
La ragazza lo guardò scuotendo la testa, e fece segno alla cameriera di portarle un altro boccale. Lui invece stava bevendo vodka, ma a ritmo molto meno sostenuto.
"Intanto io ho dovuto portare nel territorio questi bastardi Lomniani il mio cargo e sai che avevo l’esercito a proteggermi? Se fossero davvero innocui come dici non sarebbe servito, non credi? Non che mi fosse dato fastidio, volare nel vuoto insieme a quei magnifici Silver Falcon della vostra aviazione..."
"Senti, ammetto che i Lomniani potevano rappresentare un problema, e che avevano gli stessi nostri interessi strategici nel quadrante… ma evidentemente hanno deciso per una coesistenza pacifica. Nel nome del denaro, certo, ma che c’è di male?"
"E intanto sempre più armi chimiche entrano nelle nostre basi e nessuno ha intenzione di alzare un dito. ma quando si tratta di entrare nel loro territorio con il nostro prezioso plutonio, allora l’esercito serve eccome. Qui stanno giocando con le nostre vite per il tuo denaro, te lo dico io. E di quell’incidente, che mi dici?"
L’uomo fece un gesto vago, ammirando nel contempo il fisico atletico, pronto allo scatto della camionista. E non era nemmeno infastidito dai suoi discorsi: lo sanno tutti che i piloti di cargo erano in giro per settori molto pericolosi, solo quelli più duri, tosti e diffidenti ce la facevano. E la ragazza faceva parte di quella categoria. Lui invece non credeva a tutte quelle tesi cospirazionaliste, ma allo stesso tempo non voleva dimostrarsi troppo scettico per non offenderla. Anche perché ormai mancava poco…
"Senti, ammetto che quanto accaduto su Kelleran III è stato inquietante, con quella bombola di cianuro che è stata aperta proprio in un centro commerciale. Ma il governo lomniano si è detto dispiaciuto…"
"Ah, sì? Beh, io c’ero su Kelleran III quando è accaduto quello che è stato definito un incidente. E da quello che ho sentito, non è stato affatto un incidente. Voci degne di fede hanno detto che non è stata una singola bombola di cianuro, quella era stata messa lì per depistare le indagini. Ma che tutti i lomniani presenti al centro commerciale hanno volutamente aperto le loro bombolette, creando un atmosfera venefica che ha ucciso in pochissimo tempo tutti gli umani e i Kellerani presenti.
Te lo dico io, quella era una prova generale."
"Ma dai, è la birra che parla..."
"Che cosa? Sarò pazza forse, ma per me è veramente limpido! Si dice che non sia rimasto quasi nessuno di loro ad abitare il loro pianeta! Quelli girano sempre da soli, mai in coppia, ormai sono dappertutto nel settore, se tutti allo stesso momento, su ogni nave da trasporto, in ogni base spaziale, su ogni colonia, aprissero i loro respiratori tutti insieme, ci ucciderebbero tutti!"
Improvvisamente, lui cominciò a sentirsi stanco di tutta quella paranoia.
"Beh, ma io che ci posso fare?"
Lei lo guardò, con uno sguardo più attento di quanto avesse avuto prima.
"Beh, tu sei un pezzo abbastanza grosso da queste parti. E non sarebbe male, sia per me che per te, se tu potessi dire a qualche orecchio giusto di stare attento alla guerra chimica, magari dotando l’esercito della giusta controffensiva. Potrebbe servire anche contro qualcuno che non siano i Lomniani, per dire."
"E cioè?"
La ragazza ammiccò decisa.
"Quello che ho detto. Senti, ho una stanza libera per stanotte con un letto su cui voglio sobbalzare allegramente e per motivi non legati agli urti coi miniasteroidi silicoidi. E non voglio sprecare troppo tempo in chiacchiere. Però, spero per te che tu abbia preso l’antidoto: mi sa che ho bevuto troppa birra all’arsenico stasera."
L’umano sorrise per la domanda, per la vittoria e perché finalmente avevano smesso di parlare di sciocchezze.
"Ma per chi mi hai preso? Sono sempre molto prudente quando esco con un’Elariana… non ti preoccupare, ho preso le mie precauzioni."
"Ok, allora muovi quelle chiappe terrestri."
La space trucker si alzò quindi con energia e grazia, nonostante l’abuso di veleno e quando ormai aveva quasi guadagnato fendendo la calca il bancone della taverna si fermò di scatto.   
"Per Orione!" urlò, "il Lomniano sta facendo uscire gas!"

[1] Idea e immagine di LFarseer