2.
Eppure,
nonostante questo, io credo
che il modello, l'idealtypen, descritto sopra regga ancora, e che se
qualcuno
si veste in camicia e pantaloni eleganti, tanto per dirne una, anche se
poi a
casa ha varie discografie di gruppi metal, non possa definirsi
metallaro. Innanzitutto, perché per essere una certa cosa
ci devono essere delle regole, dei parametri che definiscono tale cosa,
altrimenti, per esempio, se tutti sono metallari, allora nessuno lo è. E
se
tutti i parametri, non ultimo quello di una certa familiarità con quello
che
potremmo chiamare archetipi di forza, ci sono, allora si ritorna alla
sfumatura
del "ragazzo un po' rozzo" citata prima. Secondariamente, quello che
ci viene in aiuto è quello che potremmo chiamare immaginario collettivo.
Non
so, prendete gli Iron Maiden. Il gruppo inglese ha fama di aver
introdotto nei
suoi topoi stilistici tutta una serie di sfumature tipicamente
progressive. Ma,
anche senza tener conto che i riferimenti letterari nei loro testi per
la più
parte sono in fondo riconducibili alla cultura pop più che non a quella
del
canone alto della letteratura inglese, provate a tirare fuori gli Iron
Maiden e
non, chessò, i Kansas in una cena di radical chic, e vedrete gli sguardi
di
lesa maestà negli occhi dei commensali. Inutile, gli Iron Maiden, e
tutto il
resto dell'heavy metal, viene considerato paccottiglia pop, alla faccia
delle loro sfumature intellettualoidi. Certo, gli Iron Maiden
sono un esempio un po' al limite, in effetti il metal ha in scuderia
gruppi che
permetterebbero in sicurezza di fare il gioco sociale del raffinato
degustatore
di rock d'avante garde, con i conseguenti effetti positivi a livello di
immagine. Ma a questo punto, e siamo al terzo, io mi domando se proprio
questo
voler ricavare un'immagine di un certo tipo da un certo tipo di musica
non sia
già fuori dall'ideale di metallaro. Insomma, io, che come ho detto
prima, non
sono nemmeno un metallaro, anche se per altri motivi, se ascolto una
canzone,
leggo un libro di narrativa o guardo un film mi aspetto di ricavarci
delle
emozioni, non un ritorno di immagine. Per questo motivo preferirò sempre
gli
Iron Maiden ai King Crimson, i film di Stallone a
quelli di
Lars von Trier, certi libri a Pynchon. E guardo con
sospetto quelli che mi dicono di leggerlo. Perché il
sospetto
è lecito: li hanno letti, è vero, ma lo hanno fatto perché a loro
piacevano o
perché sanno che questo conferisce loro un certo tipi di identità? Una
certa
aria da intellettuale? Tanto più che in fondo è facile andare a leggersi
certi
libri di narrativa, molto più difficile è andare a leggersi - e capire -
dei
saggi che stanno alla base della concettualità dei primi. E mi viene da
pensare
che chi legge i secondi molto probabilmente non lo faccia per darsi un
tono, ma
perché davvero è interessato a tali tematiche, agendo onestamente, per
dir
così. Ecco perché spesso c'è una totale incomprensione, che sfocia
nell'aggressività, tra ascoltatori di musiche diverse fra loro. E anche
all'interno dello stesso movimento metal.
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