domenica 12 gennaio 2014

Identità metal e dintorni #1




1. 
C'è poco da fare: dopo aver conosciuto, per alcuni anni, lo status di corrente mainstream, l'heavy metal è tornato a essere un genere di nicchia, come agli albori. Ha fatto, per così, dire, un giro completo, ed è impossibile, adesso come adesso, prevedere che cosa succederà nei prossimi anni. L'heavy metal, dopo tante sperimentazioni, sparirà del tutto? O si troverà improvvisamente ad avere un revival, tornando di moda? Difficile a prevedersi. Per contro, potrebbe essere interessante volgere lo sguardo al passato e interrogarsi su alcune dinamiche sviluppatosi all'interno della subcultura heavy metal, dinamiche che forse si ripetono, con poche modifiche, in altri ambienti e situazioni magari lontani anni luce dal mondo del metal in particolare e della musica in generale. Ad esempio: ci sono dei parametri molto precisi per identificare l'essenza del metallaro? Così, di primo acchito, mi verrebbe da rispondere di sì: si tratta di un ragazzo o una ragazza piuttosto grezzi, che adora un certo tipo di musica e che si veste di conseguenza con chiodo, anfibi e borchie, che beve una quantità di litri di birra e che va a frequentare dei concerti con una frequenza allarmante, concerti dove oltrettutto vengono sparati volumi a decibel insostenibili per gli individui normali. 
E, a questo proposito, se andate a leggere Human Punk di John King troverete una lista molto significativa: "anche se la logica è chiara, che tutta la guerra fra mods, rockers, skinheads, paki, suedeheads, Hell's Angels, boot boys, greasers, teddy boys, punk, soul boys, rockabilly, rude boys, e qualsiasi altra sfumatura dell'herbert, il classico ragazzo un po' rozzo e manesco, era soltanto una guerra di gente comune contro loro stessi [...]. (Human punk, John King, Guanda, 2004)
In questo elenco, il metallaro - headbanger o metalhead - non c'è. Bisogna segnalare anche il fatto che qui John King sembra confondere l'archetipo del "ragazzo rozzo e un po' manesco" con quella dell'herbert, che è invece "una subcultura giovanile derivante da quella skinhead" (Wikipedia). Ma se diamo credito al vocabolario di King, tanto la distinzione, ai fini del mio discorso, è solo di forma, il punto è questo: è possibile inserire il metallaro tra le sfumature dell'herbert? A mio parere sì.   
Però, prima bisogna rilevare un fatto: che il metal, fin dagli inizi, è stato contraddistinto da una certa ambiguità. Infatti, tra le file degli ascoltatori della musica dura c'era, e c'è, una minoranza piuttosto cospicua dedita al ricercare nell'heavy metal degli elementi rarefatti, intellettuali, raffinati. E attenzione, non sto parlando dei poser, ovvero chi  "non appartiene a un certo movimento ma perlopiù finge di farne parte, per esempio vestendosi secondo i canoni dati da quel movimento senza conoscerlo realmente, in genere allo scopo di ottenere accettazione sociale" (Wikipedia). A parte che in realtà questa definizione è molto più criptica di quello che sembra, in quanto sottintende chi ci sia un qualcuno, non si sa bene chi, che sovrintende tale accettazione sociale, non è il poser che ho in mente, anche perché ho il sospetto che alla prova dei fatti un poser possegga comunque una certa irruenza che alla minoranza di cui sopra manca. Detto questo, torniamo agli elementi rarefatti eccetera: oggettivamente, è possibile riscontrarli, infatti molti gruppi metal di prim'ordine hanno delle correlazioni con il progressive, musica da snob quant'altra mai.  "La musica heavy metal appare concettualmente alla fine di questo percorso di potenziamento tecnico e tecnologico del suono. Le sue origini si devono sicuramente cercare nel Regno Unito (forse nei dintorni di Birmingham) verso la fine degli anni sessanta, quando, evolvendo dal sound Progressive rock dei Genesis e degli Yes (capostipiti di un lungo filone comprendente The Police, REO Speedwagon, Ultravox, ed altri), UK, Jethro Tull, Asia, Emerson Lake and Palmer e simili e del Southern rock (38 Special), si affermarono gruppi di rottura, gruppi come i Led Zeppelin e i Black Sabbath." (Wikipedia)


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